3-4-3 destinazione Auschwitz

Lo spettacolo racconta la parabola di vita del grande calciatore e allenatore ungherese di origine ebraica, dai trionfi sportivi al campo di concentramento.
Sala Diana | In programmazione: 17/11/2019

3-4-3 è quello che oggi si definisce un modulo calcistico, il modo di stare in campo di una squadra. Una concezione moderna di fare calcio dove i difensori non difendono solamente e gli attaccanti non pensano solo ad offendere, ma tornano a collaborare alla difesa e a turno i terzini si spingono all’attacco senza sguarnire, naturalmente, il reparto difensivo.

Con queste logiche di gioco  scendevano in campo le squadre di Arpad Weisz, prima calciatore poi allenatore di origini ungheresi il personaggio al centro del nostro racconto.

Arpad Weisz tra gli anni venti e i primi anni trenta è stato l’innovatore del calcio. Un precursore, un amante di questo sport che grazie alle sue intuizioni ha ottenuto risultati straordinari con l’Inter, con il Bologna e con tutte le squadre che ha allenato.

La storia di un uomo straordinario vissuto in un luogo sbagliato, in un momento sbagliato.

Ebreo non ortodosso, cade in disgrazia all’indomani delle leggi razziali volute dal regime fascista. Osannato e quasi venerato fino a quel fatidico 1938 viene dimenticato, abbandonato. Tutti gli voltano le spalle, se ne lavano le mani. Non lo dimenticano i nazifascisti che nell’anno della “soluzione finale” spediscono lui e la sua famiglia all’inferno di Auschwitz

Al centro della messa in scena, la vita dell’uomo, lo scoppio della seconda guerra mondiale, le leggi razziali.

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