Una stanza al buio

Un uomo e una donna: due opposti che si incontrano e si scontrano sulla scena di un delitto. Lei è intrigante, calcolatrice, sicura di sé e del suo fascino seduttore, lui è ingenuo, dotato di un carattere fragile che si lascia trasportare e plagiare dalla personalità di lei.

“Una commedia ‘gialla’ è duro riassumerla schivando tutte le indicazioni, anche le più minime, che potrebbero alludere al ‘come va a finire’. Mi limiterò, perciò, a dire quale l’ambiente, e ciò che lo abita: un appartamentino di natura un po’ ‘retrò’ che uno scapolo impenitente, non per nulla malvisto da un condominio incline alla terza età, ha svecchiato trasformandolo in una ‘garconnière’ sul cui pavimento campeggia, ad apertura di sipario, una sinistra sagoma di gesso. I contorni di una salma. Di chi? Per l’appunto, dello scapolo impenitente. Ebbene, in questo luogo peccaminoso contaminato da un delitto sul quale ancora si sta indagando, si introducono un uomo e una donna. Lui è l’amministratore dello stabile (di professione, scultore)… corruttibile, un po’ tapino ma pure afflitto da rabbie malamente represse; lei, ben più misteriosa, è forse un’avventuriera alla ricerca non si sa bene di che. O meglio: non lo si sa all’inizio ma lo si capirà alla fine. Terzo personaggio: una femmina di notevole avvenenza che saprà rendersi protagonista della storia senza nemmeno bisogno di comparire in carne e ossa ma solo attraverso la propria immagine allusa da un video. L’azione si consuma in un arco di tempo reale mentre, dal piano di sopra, discendono il festante ciacolìo le melodie mielose di una festicciola organizzata per brindare alla salute di due fidanzatini plurisessantenni.

Fra l’uomo e la donna s’avvia una schermaglia leggera sul principio, vieppiù maliziosa nel suo procedere, successivamente complice sino quasi alla scabrosità e all’eros, e, da ultimo, impietosa”.

 Giuseppe Manfridi

I due personaggi si sfidano  in un dialogo serrato ed ironico che, fin  dalle prime battute, si trasforma  in una battaglia verbale. Il rincorrersi delle parole, i doppi sensi, gli equivoci linguistici,  i fraintendimenti,  conducono lo spettatore  allo svelamento di segreti più o meno taciuti.

In una scena allusiva e sottilmente inquietante, dominata dalla ‘presenza’ incombente del proprietario, si consuma la vicenda  fino all’imprevedibile epilogo.

Autore: Giuseppe Manfridi

Regia: Lorenzo Costa

Con: Debora Caprioglio e Lorenzo Costa

Con: Roberto Leoncino

Scene: Roberta Agostini