Un coro di figure che viene dall’ombra: regine in carica, ex regine, alcune figlie mai riconosciute, altre esiliate nel silenzio.
Sono loro a muovere la trama, a guidarne silenziosamente i percorsi, le Regine: madri, le vedove, le sorelle, presenze lucide, capaci di vedere là dove gli uomini agiscono. Dalle donne del Riccardo III shakespeariano (la Regina Elisabetta, la Duchessa di York, Lady Anna, la Regina Margherita), fino a quelle ispirate alle vere sorelle di Riccardo Plantageneto, lo spettacolo porta in scena un polifonico coro sommerso, voce di un potere laterale, di una memoria cancellata, di una sapienza non riconosciuta.
Le Regine prendono la parola, in qualche modo ognuna di esse specchio di Riccardo: lo guardano, lo studiano, lo sfidano, lo bramano, esattamente come il Potere, che diventa come un teatro crudele e desiderio infantile, come bisogno d’amore che si traduce in dominio.
L’unica presenza maschile in scena è quella di Riccardo III, interpretato da tre attori che ne incarnano Il Corpo, La Mente e L’Ombra, singolarmente o all’unisono, in un gioco di sdoppiamenti e rispecchiamenti.
“Riccardo, l’anarchia delle ombre” è un’indagine sulla forza e la frattura del potere. Una discesa nelle sue forme più ambigue, nelle voci delle donne ombre del potere, che da sempre, reggono l’asse invisibile della Storia.
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