Un paio di anni fa, sono stato chiamato dal mio ex liceo di Novi Ligure, per tenere una lezione ad alcuni studenti che seguivano un laboratorio pomeridiano di cinema. Ora: se c’è una cosa che mi mette ansia è l’idea di fare una lezione a qualcuno. Perché la parola “lezione” presuppone la presenza di un maestro, e io maestro non mi ci sento proprio. Quindi la mia prima reazione è stata quella di fingere un improvviso trasferimento al polo sud, e declinare l’offerta. Però il cinema mi piace proprio tanto, e l’idea di poterne parlare a dei ragazzi nati dopo il 2004, mi stuzzicava parecchio. Così ho suggerito di cambiare la parola lezione con la parola incontro e ho chiarito che la mia sarebbe stata più che altro una chiacchierata. Un modo per raccontare loro non tanto la storia del cinema ufficiale, quella con la S maiuscola per capirci, fatta di date nomi e titoli che nemmeno io conosco poi così bene, ma una storia più personale, intima, fatta di ricordi e di film che in qualche modo hanno segnato la mia vita e che sono stati, in parte, responsabili delle mie scelte professionali. Una storia, appunto con la s minuscola. Dal mio liceo sembravano entusiasti e così, per prepararmi a questa giornata, ho aperto una moleskine morbida di colore blu e ho cominciato a riempire pagine e pagine di ricordi, emozioni, personaggi, battute, titoli. Più scrivevo più le immagini venivano a galla nella memoria. Film che hanno accompagnato la mia formazione e quella della mia generazione, costruendo una specie di linguaggio comune, fatto delle stesse paure, delle stesse risate del medesimo immaginario erotico, romantico. Di modi di dire, di vestire, di atteggiarsi, di guardare al presente e di immaginare il futuro. Poi, siccome sono un nerd sotto mentite spoglie, mi sono lanciato in una impresa ancora più folle, e ho messo insieme in un montaggio di una quindicina di minuti, quasi settecento film le cui scene hanno avuto per me un significato fondamentale. Alla fine dell’incontro gliel’ho mostrato e mi sono goduto le loro reazioni. Avevo con me anche una decina di fogli stampati su cui avevo riportato nel dettaglio ogni singolo film utilizzato all’interno del video, con tanto di anno di uscita e nome del regista. Che sono andati a ruba, con mia grande gioia. E adesso? Mi sono chiesto una volta che li ho salutati. Cosa ne faccio di tutto questo materiale? Nei mesi successivi, ho cominciato a rispondermi. Prima producendo e realizzando un Podcast: Storia del cinema con la s minuscola (giunto alla sua seconda stagione); poi scrivendo uno spettacolo teatrale che ricalca un po’ quella struttura, ma in modo più dinamico, mostrando al pubblico, con l’ausilio delle immagini, quale grande e magico strumento sia stato il cinema per chi come me, è diventato grande accanto a lui. Storia del Cinema con la s minuscola ha debuttato la scorsa estate al Festival di Castellazzo Bormida (AL) organizzato dalla Fondazione Longo, entrando poi a far parte della stagione teatrale Hortus Conclusus diretta da Andrea Lanza.
Alberto Basaluzzo