Il Gabbiano di Cechov vent’anni dopo
Il Gabbiano rivive attraverso le sue donne, Nina Zarecnaja e Arkadina, che ricordano e rielaborano i fatti raccontati da Cechov, con uno sguardo femminile e inedito, contemporaneo e feroce, nei mesi immediatamente successivi alla Rivoluzione d’Ottobre, che ha visto avverarsi le paure o i sogni di vent’anni prima.
Le due donne parlano, si aprono e si confessano, si confrontano e si ascoltano nell’assenza degli uomini, presenti nel loro non-esserci, Kostja, il figlio di Arkadina e il fidanzato mancato di Nina e Trigorin, il compagno di Arkadina, ma anche l’amante distruttivo e maledetto di Nina.
Venti anni dopo, Nina è un’attrice di 42 anni, sola, ma ha vinto la sua battaglia. Ha avuto fede, come ci lascia intendere nelle ultime pagine del Gabbiano. Ha portato la sua croce, e non ha più paura della vita. Dal passato Nina torna per raccontare la dote della capacità di sacrificio, di “saper soffrire”, di insegnare inconsapevolmente che non esiste una alternativa alla propria “vocazione”.
Come nel cuore di una terapia junghiana, dove l’interlocutore non è un dottore, bensì la persona con cui Nina si è dovuta confrontare da sempre, il modello di donna che forse sarebbe voluta diventare e non è diventata, ma anche la suocera mancata e la rivale in amore. Tutto in una sola figura femminile, piena di fascino nel suo successo e nella sua capacità di andare avanti, sempre: Arkadina.
La vicenda di Nina, nel confronto con Arkadina, diventa il racconto di una rinascita, di una riscoperta del senso di se stessi, adatta al momento presente, per aiutarci a fare le domande giuste per affrontare il domani con fiducia.
Lo spettacolo fa parte del Progetto da Salotto realizzato in collaborazione con Alessandra Frabetti
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