Tre sorelle si ritrovano dopo il funerale dello zio, nella casa che l’uomo ha lasciato loro in eredità. Una casa di campagna, un tempo ariosa e accogliente, ora ridotta in abbandono dai due anni in cui è stata disabitata.
Alma, Carlotta e Sara devono prendere una decisione in merito a questo inaspettato lascito e vendere sembra la soluzione più saggia, anche se non è una decisione facile. Il tempo che trascorrono in questa dimora fatiscente innesca una serie di pensieri e ricordi, fa affiorare emozioni, rivela segreti… avvicina e allontana, rompe e rinsalda i rapporti.
Che questa casa abbia una strana energia lo si capisce da subito, l’ambiente esterno si intona alla irreale decadenza dell’interno, ma la natura muta, si lava e si rinnova con la pioggia che rivela la Vita, nonostante tutto.
Yuki, Alice, Elena mi hanno chiesto di scrivere un testo teatrale per loro e dirigerle. Tre donne giovani, la voglia di lavorare assieme, l’entusiasmo di una nuova sfida. La situazione automaticamente mi riporta ad un testo che amo molto: “Tre sorelle” di Anton Cechov.
Così propongo loro di leggerlo, assegnando a ciascuna una delle protagoniste su cui mettere particolare attenzione, provando a scegliere che cosa del personaggio si potrebbe tenere e portare nel presente. Le pungolo, faccio domande, cerco spunti di approfondimento. L’analisi attenta delle attrici dà i primi frutti, allora decido di scostarle dal modello originario: non saranno Olga Irina e Maša, ma Carlotta, Alma e Sara (i nomi li hanno scelti loro!). E ancora le invito a mettere a fuoco il proprio personaggio in termini di comportamento e fisicità, a scegliere cosa ne ha segnato la vita, un episodio, una caratteristica del carattere, una relazione… Ora però bisogna che definiscano il rapporto che le lega e si incontrino: non ci sono dubbi, anche loro sono tre sorelle e, con buona pace di Cechov, molto diverse dalle sue.
Le strade da percorrere adesso possono essere due: lavorare sull’improvvisazione guidata, stabilire alcuni punti fermi della trama e stendere così il copione o affidarsi alla mia penna. Le ragazze scelgono la seconda. Io allora mi attivo, raccolgo i loro suggerimenti, accolgo alcune situazioni che ritengono importanti, altre le scarto; immagino un contesto, un luogo, un tempo, uno sviluppo della storia… e nasce così “Dove vive la volpe”. La casa-nido-trappola-tana si affina anch’essa e il suo aspetto trasandato e un po’ cadente prende forma grazie ad un’intuizione di Alice che accetto subito perché la trovo efficace. Dentro a questo contenitore scelgo di far entrare solo suoni e rumori, come specchio sonoro di una realtà essenziale in cui si fanno spazio le emozioni.Uno spettacolo è sempre un “presente narrativo” perché non smette mai di crescere. “Tre sorelle” ora non è che un pallido ricordo, una eco che si va via via perdendo, ma che risuonerà sempre in noi perché – rubando l’espressione al mondo della musica – ci ha suggerito la linea melodica da sviluppare.
M.G.T.