Marta sopporta per diciannove anni le violenze del marito, mentre nessuno sembra accorgersene.
Tra stoviglie spaiate, confessioni allo specchio, elettrodomestici di carta e bottiglie di superalcolici, la storia di questa donna si dipana, in un flusso di coscienza in cui dramma e sorriso continuamente s’intrecciano, a disegnare con pensosa leggerezza un ritratto di donna confusa e ferita, smarrita eppur piena di vita, offuscata (per le botte e l’alcol) eppur tremendamente lucida (per indole): Marta è giocosa, depressa, spaventata, allegra, ansiosa, nevrotica, quasi folle, pacata, disperata ma mai retorica.
Marta si stordisce con l’alcol (e la poesia), e con esso riesce a rendere muta anche la sua coscienza. Diventa alcolizzata perché fondamentalmente non può credere alla brutalità del marito, che inizia a picchiarla quando la sua prima gravidanza inizia a trasformare il suo corpo e con esso l’immagine che lui si è fatto della moglie. Marta beve per riuscire a spiegare anche a sé stessa tutti i suoi lividi: capita, a cadere continuamente dalle scale. Capita!
Lo spettacolo fa parte del Progetto da Salotto