L’ azione scenica verte su un dialogo continuo, duetti che mutano in monologhi a due tra Faustus e il suo demone personale, Mefistofele, interrotto, tagliato e interdetto da Scolari, Angeli e Diavoli così come da fantasmi femminili.
La presenza di un mimo “incorpora” in sé, attraverso il movimento e le maschere,
tutte le parti dei demoni e degli alieni, come in una rappresentazione carnascialesca del Teatro barocco tedesco.
La lettura scenica assume quindi una “dimensione” quasi Beckettiana. Il plot, già splendidamente assente in Marlowe, non riceve nemmeno più i puntelli delle scene “comiche”. Il Comico ed Il Tragico, con divina e maldestra inutilità, si sposano in momenti di sfida, di duello, di resa dei conti e in momenti di rimpianti e riflessioni.