In una stazione ferroviaria, dove il tempo scorre inesorabile, due anime smarrite tornano ogni giorno, sperando in un ritorno che forse non arriverà mai. Lui stringe tra le mani una lettera, un messaggio lasciato prima di una partenza senza ritorno. Lei sfoglia un libro, un dono prezioso di qualcuno che ha preso un altro treno. Due percorsi paralleli, due solitudini unite dall’attesa e dall’eco degli addii. Ma un giorno, si ritrovano sulla stessa panchina. I loro silenzi si intrecciano, i loro corpi parlano dove le parole falliscono. Con un linguaggio poetico, senza uso della parola, attraverso acrobazie e delicati equilibri si aprono al dubbio e imparano a conoscersi. Il treno che aspettavano potrebbe non tornare mai, ma forse c’è un’altra destinazione.
La storia di due sconosciuti, con due vite separate, come i binari di un treno. Siamo spinti a pensare che siano sempre i treni presi a cambiarci la vita, ad essere un punto di svolta, un’epifania. Il treno è per eccellenza la metafora dell’occasione, che passa una volta sola, e non va sprecata. E se invece questa occasione la perdiamo? Se il treno non arriva, e ci costringe ad aspettare a tal punto che quello che stavamo aspettando perde importanza? Se spostiamo il focus dal nostro treno che schizza via alla velocità della luce, e invece guardiamo due buffi sconosciuti che cercano in tutti i modi di ingannare l’attesa? Si annoiano, leggono, suonano, si addormentano, tutto su quell’unica panchina che li spingerà a conoscersi.
Lo spettacolo fa parte della Sezione G.E.T. – Giovani Eccellenze Teatrali realizzata in collaborazione con Associazione La Chascona