Cosa lega un’epica battaglia per l’indipendenza sudamericana, le kenningar islandesi, un’anonima e polverosa biblioteca di periferia, fredde e sperdute isole, la tirannia, un santuario mariano, quattordici donne in una piazza, con un profondo dolore? La poesia!
Non quella dei volumi scolastici, delle strutture formali, delle figure retoriche o dei difficili passaggi, ma quella delle nostre emozioni, dei silenzi inspiegabili, dello stupore per un gesto o la malinconia di un ricordo.
Quando la magia riesce riusciamo a guardare oltre l’infinito.
Il racconto 14donne 13nomi una piazza è prima di tutto un atto di gratitudine verso chi ci ha indicato una strada per convivere con il dolore ed un contributo al ricordo affinché l’oblio non cancelli la memoria di chi ha sconfitto la morte.
Questo lavoro è dedicato a tutti quelli che vivono il loro dolore in solitudine e sono alla ricerca di un sorriso.