GILBERTO GOVI. Ci ho riflettuto a lungo, non è una impresa semplice: il passaggio è molto stretto; perché da un lato non esiste una tradizione da tradire e d’altra parte il talento di questo grande primo attore caratterista, costituisce giocoforza un confronto tanto inevitabile quanto da evitare. Insomma pare proprio una specie di trappola.
Ma in fondo fin da piccolo ascoltavo quei vecchi dischi di vinile a 33 giri che mio papà teneva in salotto…non c’erano ancora le videocassette…e quindi potevo solo immaginare quali dovevano essere i movimenti e l’espressività di questo grande attore; mi piaceva ascoltare come ciò che diceva Govi, con quella sua buffa voce, faceva crollare il teatro di applausi e risate. Il mio primo approccio con questo materiale è quindi solo uditivo e risale a più di trent’anni fa. Questo potrebbe essere un vantaggio per mantenere tempi e modulazioni vocali di un dialetto che non possiedo (ma che conosco), lasciando libere invece le intenzioni, le relazioni con gli altri attori e i rapporti con i personaggi.
COLPI DI TIMONE, poi, contiene anche elementi poetici, in qualche caso filosofici e sicuramente un significato più profondo rispetto ad altri soggetti che Govi portò in scena.
Ho provato a riallestire (…) in una chiave non moderna ma… “altra”: lasciando un po’ in disparte l’interno borghese, semi-realistico, che si usava alla fine degli anni ’50, concentrandomi sui rapporti fra i personaggi e soprattutto ponendo maggiore attenzione al testo… mi sono ritrovato per le mani una folgorante commedia popolare che è satira di costume, sicuramente comica, ma anche disincantata, un po’ cinica, con quella malinconia tutta ligure.
Jurij Ferrini