Il nome di Giacomo Puccini è, in fondo, anche quello di ognuno di noi: sensibili, bugiardi, estroversi, caciaroni…In una parola italiani, come italiana è la sua musica, accattivante e sognante nelle atmosfere, maliziosa nei leitmotiv proposti come moderni tormentoni.
Ad accompagnarci alla scoperta di questa radice comune, attraverso una prospettiva quotidiana e concreta, è la figura di Elvira, la moglie del Maestro, colei che più di tutti ha potuto conoscere il Puccini-uomo e la sua natura irrequieta. Sulla scena il racconto del privato si fonde con la vicenda pubblica: Elvira si scontra e confronta con le eroine delle Opere e le loro interpreti fino quasi a confondersi con esse impossessandosi, tra realtà e finzione, delle voci e dei caratteri di infinite altre donne.
Poichè Elvira (la nostra, Elvira) è al tempo stesso una donna e insieme tutte le donne. La sua vicenda diventa una potente rappresentazione dell’universo femminile con tutte le sue contraddizioni, le sue debolezze, le sue infinite risorse.
Tratto originale dello spettacolo è inoltre la particolare relazione tra gli artisti in scena. Essi infatti non si limitano a eseguire le proprie parti, ma si cimentano continuamente nel territorio altrui. Il loro costante dialogo, a tratti surreale, rompe la rigidità dei ruoli e offre una narrazione dinamica e dalla grande forza espressiva.