I figli delle aquile

Il gioco del doppio fra Elisabetta I e Maria Stuarda pone le due figure come di fronte ad uno specchio dai mille riflessi: ora si odiano nel timore reciproco, ora si ammirano per la loro grandezza, in un vortice di stati d'animo prepotenti che in questo teatro di potere le obbliga a fronteggiarsi
Sala Diana | In programmazione: 09/04/2016 - 10/04/2016

Dopo la morte di Enrico VIII l’Inghilterra è teatro di intrighi e lotte per la conquista del potere. Su tutte le figure di regnanti che si succedono spicca Elisabetta I, donna capace di ammaliare i sudditi, sempre al centro di controversie. Ma davvero la posizione di un monarca è invidiabile? E’ auspicabile essere costretti a decisioni obbligate, sempre nell’occhio del ciclone? Essere circondati di lusso e ori e il giorno dopo essere dichiarati “illegittimi” o essere detronizzati?  Dover decidere della vita e della morte dei sudditi e temere di essere uccisi dai propri fratelli?

Una regina non è un “persona” è “merce di scambio”, è un “partito conveniente”  e deve assicurare un erede nel teatro della rapace politica. Ma Elisabetta lotta per restare una “donna”, per la sua libertà di non sposarsi e per l’indipendenza del suo paese. Dalla Scozia scaturisce la minaccia di Maria Stuarda, una “regina in culla” per diritto di sangue….che fare? Regnare con il cuore ed essere clementi o lasciare che la ragion di stato abbia la meglio sui sentimenti?

Una lettura particolare di questo periodo storico caratterizzato da una grande divisione religiosa fra i sudditi fedeli Elisabetta I di credo protestante, seguaci della chiesa anglicana e coloro che legati al Papa in un fervente cattolicesimo non la riconoscono neppure come vera monarca d’Inghilterra.

Il testo affronta l’aspetto più personale dei dilemmi che un monarca deve risolvere, in perenne conflitto fra i suoi pressanti consiglieri e la sua coscienza. La figura del Matto (tanto cara a Shakespeare) colora la vicenda mostrando una regina “interiore”, con le sue paure e insicurezze, pronta a confidarsi con una sorta di “alter ego”….l’unico a cui è concesso di dirle la verità sempre e comunque, senza subire conseguenze. Il gioco del doppio fra Elisabetta e Maria Stuarda pone le due figure come di fronte ad uno specchio dai mille riflessi: ora si odiano nel timore reciproco, ora si ammirano per la loro grandezza, in un vortice di stati d’animo prepotenti che in questo teatro di potere le obbliga a fronteggiarsi. Forse sono solo due donne a cui la sorte ha riservato un destino impegnativo, a tratti crudele. Di certo la storia non le dimenticherà per la loro capacità di incarnare un sogno, affascinare il mondo e cambiarlo.

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