“Dopo undici anni una madre, donna borghese e un po’ snob, scrittrice più per noia che per talento, va a fare visita alla figlia, che sta scontando una condanna per appartenenza a banda armata. Forse c’è la possibilità di uno sconto di pena, forse è il caso di incontrarsi, annullando il tempo passato, forse….tutto sembra chiaro, fino dall’inizio. In realtà c’è molto da scoprire, nella più ampia porzione di iceberg che sta sotto il livello delle apparenti
posizioni.
Ne “La Gabbia” – la scommessa di un dialogo estremo fra due donne che sembrano non aver più niente da dirsi. Perché qui le resistenze sono fortissime, e al di là dei singoli argomenti, è la stessa possibilità di un dialogo ad essere più volte contestata: il confronto nasce a fatica, filtrando fra un muro continuo di difese, menzogne, fughe reciproche.
“La Gabbia” è un mosaico dalle tessere impazzite, c’è l’individuo e c’è la società, c’è il singolo e c’è la comunità, c’è il microcosmo e il macrocosmo.
Ed è a quel punto che tutto crolla. Ecco: si tratta in fondo di un testo in cui si assiste a continue demolizioni e continue ricostruzioni, forse destinate a perdurare all’infinito.