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Un toccante monologo per raccontare gli ultimi momenti della vita di Camille Claudel, la scultrice compagna di Rodin che finì i suoi giorni abbandonata in una casa di cura,
Sala Diana | In programmazione: 06/10/2016

Voler raccontare oggi un personaggio come Camille Claudel, scultrice francese morta dopo trent’anni di internamento in ospedale psichiatrico, è un privilegio e insieme una sfida. Ci vuole la giusta dose di follia e di pragmatica lucidità. Non è una femmina facile, incarna un universo scomodo perché di talento eccelso, si muove sul palcoscenico della vita come un animale ruvido e fragile al contempo, e non si comporta mai da vittima anche se è lei stessa vittima della  società maschilista in cui vive.

Lisa Galantini, sapientemente diretta da Alberto Giusta, ne rende concrete e moderne le infinite sfumature. Lo
spettacolo rende omaggio alla sua vocazione e alla sua complessa personalità, e regala allo spettatore quella lezione artistica e umana che lei ha incarnato: semplicità intesa come ricchezza e cura febbrile del particolare al
servizio del tutto che diventa, nelle sue mani, sublime.

 Lo spettacolo si inserisce nel quadro di una serie di iniziative artistiche coordinata dall’Associazione Culturale Le rêve et la vie

www.lereveetlavie.it

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