Una classica fiaba partenopea a “lieto fine” dove i giochi fra sogno e realtà, spirito e materia, si svolgono intorno ad un motivo chiave della cultura e della teatralità napoletana: il delirio del gioco del lotto. Il mondo dei sogni, che regala i numeri vincenti per mezzo dei defunti, domina l’esistenza di tutti i personaggi della commedia; un mondo che comprende sia i vivi che i morti. Il morto in questo caso, è il padre del protagonista Ferdinando, e la sua apparizione onirica come dispensatore di numeri attribuisce alla commedia la fisionomia paradossale di un contenzioso spiritico-giuridico sulla proprietà legittima dei sogni.
Ferdinando Quagliuolo è il proprietario di un banco lotto, ereditato dal padre, dove lavora Mario Bertolini, fortunatissimo impiegato che vince continuamente con i numeri scaturiti dai suoi sogni. Durante uno di questi, il padre defunto di Ferdinando da a Bertolini i numeri per una quaterna che vincono una forte somma di denaro. Doppiamente colpito dall’invidia per la vincita straordinaria e dallo sgarbo eseguito dalla buonanima del padre, Ferdinando si impadronisce del biglietto vincente e si rifiuta di pagare: la vincita spetta a lui, si è trattato di un errore di persona, la buonanima si è sbagliata…