L’attrice-narratrice si cala appieno nella storia fino a diventare il personaggio di Piera Sonnino, unica sopravvissuta di una numerosa famiglia ebrea che, anni dopo, trova il coraggio di raccontare il proprio dramma. Un incubo che si palesa in tutta la sua brutale drammaticità dopo l’8 settembre del 1943.
Protetta dalla solidarietà e dall’umanità della gente comune, la famiglia sceglie di rimanere unita invece di smembrarsi in cerca della salvezza oltre il confine svizzero. Con l’arrivo ad Auschwitz sprofonda in un “mare di fango. Una pazzia gelida, buia, fangosa”.
E lì si consuma la tragedia.
Il genere dello spettacolo è ascrivibile al teatro di narrazione. Attraverso testimonianze di vita vissuta si giunge ad una messa in scena immaginifica ed emozionante.
Sono passati settanta anni dallo smantellamento del lager ma l’orrore di quello che gli alleati hanno trovato rimane sempre vivo.
Uno spettacolo-denuncia che vuole arrivare al cuore e alla mente del pubblico, tenendo vivo il ricordo della tragedia.