Lo spettacolo racconta come quattro attori, cui mancava tutto, anche quel poco che basta per fare teatro, tentarono di mettere in scena il Riccardo III di Shakespeare.
Racconta di come restano invischiati nella perfida trama del diabolico Duca di Gloucester e di come ci saltarono fuori, se ci saltarono fuori. Racconta di quattro uomini che aspettano una donna, e siccome lei non arriva, provano loro a fare la sua parte. Racconta di come il teatro, a volte, non sia per niente un gioco per ragazzi. Gioco beffardo e crudele di teatro nel teatro, analisi dei meccanismi e delle dinamiche relazionali che si instaurano tra gli uomini, lo spettacolo entra direttamente nei meandri più intimi di Riccardo III per restituircene intatto tutto il suo grande fascino.
“Guarda come se la godono… ma io che non ho un aspetto adatto a giochi e svaghi e che non sono fatto per corteggiare un amoroso specchio, io che sono privato dell’armoniosa simmetria, io, a cui la natura beffarda ha sottratto ogni sembianza di figura umana, io che sono deforme, non finito, mandato anzitempo in questo mondo di vivi, in una forma così azzopata e storpiache i cani mi abbaiano contro se mio avvio zoppicando insieme a loro, ebbene io in questo fragile tempo di pace non ho altra distrazione che passare il tempo se non quella di guardare la mia ombra proiettata dal sole e inneggiare alla mia deformità!E poiché non riuscirei a fare la parte dell’innamorato ho deciso di assumere la parte del cattivo. Tramerò complotti d’ogni sorta per mettere uno contro l’altro… divorati da un odio mortale… o pensieri, piombate in fondo alla mia anima.”
da Riccardo III di W. Shakespeare