Betty Boop e Koko il Clown abitano in una stanza di un non meglio identificato luogo; luogo in cui sono stati letteralmente “scaricati” dagli Studios cinematografici della Paramount dopo il crescente declino dei loro cartoni animati, impoveriti a causa della censura sopravvenuta tramite il Codice Hays nel 1934.
Koko il Clown cerca di annegare i propri fallimenti nell’alcool e nella droga, non abbandonando comunque l’idea ri riappropriarsi del successo a qualunque costo e
sprona Betty Boop ad esibizioni continue davanti ad un loro immaginario pubblico.
Betty Boop dal canto suo non sembra rendersi conto della realtà: rimpiange sì il passato ma continua a vivere in una bolla immaginaria come se nulla di irreparabile fosse accaduto e nella convinzione assoluta che prima o poi gli Studios verranno a riprenderli per ricondurli nuovamente all’apice del successo.
In una costante attesa di questo improbabile evento, Betty Boop si tiene sempre pronta, ripercorrendo ossessivamente con Koko la sua biografia, ripassando i numeri che l’hanno resa famosa.
Ma nella loro ostinazione c’è qualcosa di perverso e diabolico che man mano appare sempre più chiaro, fino a trascinarli nell’inevitabile epilogo.