Vai che sei forte

Comicità e teatro civile per una divertente e amara riflessione sul degrado dei forti genovesi, visti con gli occhi di un promoter turistico costretto a millantarne lo stato di assoluta floridezza.
Sala Diana | In programmazione: 10/12/2011 - 11/12/2011

Lo spettacolo comincia con la proiezione di uno spot  promozionale del tipo Welcome to, che riguarda i forti di Genova,realizzato come se un “sistema forti” esistesse veramente, dalle immagini infatti, si evince, per esempio, la possibilità di soggiornare a forte Begato, noto anche per il suo ristorante, per poi tuffarsi nella natura e non solo. A pochi passi si trova uno dei parchi gioco più belli d’Europa il forte Sperone, da evidenziare anche il museo di forte Castellaccio e l’orto botanico di forte Crocetta, ecc.

Al termine dello spot entra in scena un promoter, saluta, chiede al pubblico se ciò che hanno visto gli è piaciuto, se, in ultima analisi, ci hanno creduto.
Certo, i genovesi sanno che tutta quella roba lì non c’è, al contempo non sanno che c’è tutta quella roba lì. I forti infatti, sono sconosciuti alla maggior parte dei genovesi, a parte lo Sperone per via del teatro, vi è davvero scarsa consapevolezza dell’enorme giacimento di bellezza e di opportunità che queste edificazioni rappresentano.
Lo spot è di grande effetto, si vende bene, l’intenzione del promoter all’inizio dello spettacolo, è solo quella di testare la buona riuscita dello spot, davanti ad un pubblico vero.

Dalla pubblica ammissione di vendere qualcosa che non c’è, ad una riflessione sul proprio modo di campare, il promoter si rivolge al pubblico sentendosi anche un pò vittima ed innesca così una secca denuncia sul tema dei forti di Genova legata al sentimento del: “Guardate come mi fanno lavorare”.
Intanto inizia una proiezione, si vede apparire sullo sfondo il video del Pac Man (noto videogioco di fine anni 70) che da questo punto tornerà più volte, in maniera estemporanea, durante tutto lo spettacolo, quasi come un tormentone.
La trappola del Pac Man, quella in cui sono finiti i forti, quella in cui vive il promoter, quella in cui siamo tutti noi in questo momento storico. Si vuole indagare quella frase che recita: Ogni popolo ha il governo che si merita. Di questa affermazione, che è senz’altro veritiera, si mette in luce quella parte non esattamente limpida e coerente.
Certo si tratta di una gabbia dorata, così alla fine dello spettacolo il promoter si infila in una mini cella che appare realizzata con materiale prezioso e da lì saluta il pubblico.
Come in una sorta di bis l’attore in scena, uscito dalla gabbia e smessi i panni del promoter, si cimenta in un’ode ai forti che riporta all’inizio di ogni strofa, la frase: Vai, che sei forte! Il pezzo è un inno d’amore verso i forti, un riconoscimento alla loro attitudine di difesa e protezione, alla loro capacità di durare nel tempo ed in quanto tali esempio di infinita saggezza ma anche di speranza per il futuro.
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